INTERVISTA RADIOFONICA

Qualche giorno fa Giorgio Brajnik è stato intervistato da Radio Rai 3 Sede Regionale FVG per la trasmissione A Tutto Bit andata in onda il 28 novembre 2019. Questo è il video dell’intervista.

Il tema è “La qualità del software” e l’impatto della bassa qualità nella società. Questa è una sintesi:

La bassa qualità si manifesta in applicazioni mobili o siti web che sono difficili da usare, dove non si riesce a fare quello che si ritiene necessario, dove non si trovano le informazioni, dove ci sono dei malfunzionamenti, dove siamo costretti ad andare per tentativi solo per scoprire alla fine che il sistema ha un guasto e dobbiamo riprovare domani.

Questo porta a fatica e tempo perso, risultati scadenti, sfiducia nell’ente che ha proposto quell’applicazione o sito, sfiducia nella tecnologia. Se poi il cittadino è disabile (ad es non vedente) o anziano, tutti i problemi di sopra si combinano tra di loro a creare una barriera insormontabile.

Ci sono 2 ragioni per questo stato di cose: la prima è che talvolta per scarsa conoscenza e talvolta per miopia di gestione, le applicazioni vengono create con questo tipo di difetto.

La seconda è la troppo elevata tolleranza dei cittadini alla bassa qualità: quando il sito della banca o dei treni non funziona, non alziamo la cornetta del telefono per protestare, o segnaliamo il malfunzionamento nella pagina di un social network. Lasciamo correre. E questo fa sì che l’azienda non presti adeguata attenzione alla bassa qualità che viene erogata. Probabilmente questo comportamento è dovuto da una parte a bassa competenza e dall’altro a indifferenza e compiacenza.

Noi in IDS cerchiamo di mitigare questo problema affiancando i programmatori dei ns clienti e li aiutiamo a capire quali sono le decisioni di progetto che andrebbero riviste, quali sono le loro possibili conseguenze e come fare per accorgersi per tempo che le cose non vanno bene. Li aiutiamo a progettare meglio l’applicazione, e forniamo loro dei servizi per il collaudo automatico dell’applicazione.

Siamo nati nel 2012 da un progetto universitario, svolto in parte a Udine e in parte a Manchester, basato sull’uso di tecniche innovative per fare in modo che una parte di quello che serve per collaudare automaticamente venga prodotto non da una persona, ma da un computer a partire da rappresentazioni visuali, grafiche. Questo approccio porta a un notevole aumento della produttività di chi deve fare questi collaudi.

Il mio team è fatto da 2 soci (docenti all’Università di Udine) e tre collaboratori, nostri laureati.

Una parte del lavoro che facciamo ora e che ora riversiamo sui nostri clienti deriva anche dalla nostra collaborazione con il progetto SKA (Square Kilometer Array) che si occupa di realizzare, nel 2025, il più grande radiotelescopio del mondo (che includerà 150 antenne paraboliche e 160000 antenne fisse tipo quelle televisive, in Sudafrica e in Australia). In questa collaborazione con centinaia di astrofisici, ingegneri e informatici di decine di diverse nazioni il nostro contributo è duplice: da una parte li aiutiamo a definire le applicazioni che verranno usate nelle sale di controllo del telescopio e dall’altra stiamo definendo e rivedendo le attività di collaudo del software che occorre mettere in piedi. La sfida è di dare forma a dei processi di collaudo che siano sostenibili a lungo termine, dato che si prevede il lavoro di centinaia di programmatori per 5-6 anni.

La mia visione per il futuro è che la crescente digitalizzazione di tutta la nostra vita e la crescente automazione non può prescindere da un elevato livello di qualità. Chi produce software scadente avrà vita sempre più difficile e non riuscirà a competere a livello internazionale. E spero nemmeno a livello nazionale. Conto che il mio team aziendale giochi un ruolo sempre più importante per addestrare programmatori e dirigenti sulla qualità del software e fornisca loro i mezzi per ottenere qualità in maniera sostenibile.

E questo è anche quello che cerco di instillare ai miei studenti all’università.